Qualche connotato identificativo…
Avendo viaggiato molto nel corso della vita, non è raro che mi venga posta la domanda su quale sia il mio Paese preferito. Onestamente, non do sempre la stessa risposta, che dipende anche un po’ dal momento e dallo stato d’animo, ma diciamo che, con una certa ricorrenza, rispondo trasognato: il Sudafrica!
Una nazione con un’estensione territoriale pari a circa 4 volte quella italiana, per una popolazione invece non dissimile (intorno a 60 milioni), ma forte di una proiezione demografica molto più espansiva e vitale, rispetto alla nostra. Oltre il 65% degli abitanti è in età professionalmente attiva, e il 60% ha meno di 30 anni.
Il Sudafrica, indipendente dal 1946, è una repubblica parlamentare, benché “ibridizzata” con una caratteristica tipica di alcune repubbliche presidenziali, quella di vedere congiunte la carica di capo dello Stato con quella di primo ministro, in un solo soggetto, il che evidentemente concentra un grande potere su tale figura. La persona che incarna entrambe le cariche, dal 2018, è Cyril Ramaphosa. Da un punto di vista amministrativo, il Paese si suddivide in 9 province: Limpoo, Gauteng, Mpumalanga, Kwazulu-Natal North West, Free State, Northern Cape, Western Cape e Eastern Cape. Vi sono ben 3 distinte capitali, Pretoria è quella amministrativa, Città del Capo la centrale legislativa e Bloemfontein la capitale giudiziaria.
Abbracciato da due oceani, il Paese, ha caratteristiche climatiche davvero molteplici e singolari e, notoriamente offre, peculiarità naturalistiche pressoché uniche, con ambienti che vanno dalla foresta alla savana, dalla steppa, alla macchia di tipo mediterraneo, non mancano regioni montuose verdissime con vette oltre i 3000 metri, e vere e proprie aree desertiche di estensione non trascurabile. In molti habitat protetti e parchi nazionali, si può incontrare una incredibile moltitudine di animali, che popola le fantasie degli appassionati di mezzo mondo (me compreso).
Purtroppo, il rovescio della medaglia di un’oggettiva meraviglia abbacinante, vede Il Sudafrica (a causa di uno sviluppo disordinato e sregolato, e del poderoso processo di inurbamento), quale maggiore inquinatore del continente africano, e il quattordicesimo al mondo, in termini di emissioni di carbonio. Nel 2019, il governo ha introdotto una carbon tax per cercare di incoraggiare le imprese a compiere sforzi in tale direzione. Sebbene sostenuta dalle organizzazioni ambientaliste, questa iniziativa è ancora considerata insufficiente e poco dissuasiva.
Un Paese complesso
Ho cominciato a frequentare il Sudafrica, con discreta assiduità, fra il 2006 e il 2007, sulla scorta dell’intuizione avuta, al tempo, da una cliente e amica, sulle potenzialità del Paese, uscito da pochi anni da un incubo di spregevole inciviltà, durato 46 anni, e tristemente noto come apartheid. L’assegnazione dei campionati del mondo di calcio del 2010, e l’ingresso formale, nello stesso anno, nel novero dei Paesi emergenti più promettenti (il famoso acronimo Brics), cambiarono la percezione internazionale del Sudafrica, e non fecero che legittimare e rafforzare il suddetto progetto. Detto incarico, mi portò, per anni, a diventare un habitué delle principali città, a conoscere centinaia di persone, e a conservare un forte legame con la nazione arcobaleno, che ha resistito fino ad oggi.
A quel tempo, era un Paese luminoso e vitale, come la caldana di un vulcano, ma altrettanto rischioso e instabile. Nelson Mandela e l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, erano i due fari, ai quali la giovanissima nazione finalmente “normalizzata”, si aggrappava per superare i marosi della riconciliazione. Madiba aveva compiuto una specie di miracolo, impensabile fino a pochi anni prima, ma le grandi disparità economiche e il sordo rancore, accumulato per tanti anni di aberrante discriminazione, avevano lasciato una polveriera innescata, alla quale bastava pochissimo per generare esplosioni qua e là.
Essere bianchi e, per giunta poco esperti delle regole comportamentali locali, in detto quadro, costituiva già di per sé un gravissimo rischio, nella frequentazione di molte zone, e l’impatto con cui mi confrontai, in effetti, fu abbastanza scoraggiante.
I borghesi vivevano all’interno di compound difesi da guardie, cani e filo spinato, mentre sorgevano baraccopoli sterminate, chiamate “township” ai margini delle città. Gli esercizi commerciali, di qualunque genere, erano protetti da cancelli e vetri antiproiettile, e occorreva ottenere il benestare del negoziante per accedervi. I noleggiatori di auto, a Johannesburg, raccomandavano di non fermarsi al rosso, la notte, e la stragrande maggioranza dei miei amici e conoscenti, di ogni etnia, possedeva armi, che spesso e volentieri, teneva col colpo in canna, anche nel cruscotto dell’auto.
Il mal d’Africa
Una volta “prese le misure” però, ne fui irrimediabilmente conquistato. E’ uno dei pochi posti al mondo dove si possa partecipare ad un meeting di lavoro, in un ambiente confortevole e modernissimo e, in pausa pranzo, raggiungere i 1000 metri di quota in funivia, per percorrere un sentiero mozzafiato, oppure scegliere un giro in barca, e con un po’ di fortuna, incontrare balene, squali, foche e pinguini.
Divenni amico di diverse persone incontrate per lavoro, scoprendo anche il pregiudizio “alla rovescia”, dei neri verso i bianchi. Un amico che stimo, dopo alcuni anni di frequentazione, una sera, a seguito di molte risate e molte birre, si lasciò andare, e mi definì davvero in gamba…per essere un bianco! L’amicizia, letteralmente conquistata, con alcuni sudafricani neri, mi ha permesso di conoscere il Paese da una prospettiva realistica, e inaccessibile a chi ci capiti per turismo, ma anche alla stragrande maggioranza dei sudafricani bianchi.
Si parlano 11 lingue ufficiali, due delle quali, l’inglese e l’afrikaans, scorie del colonialismo europeo. e 9 lingue indigene, che hanno areali preferenziali di diffusione, ovviamente, ma non esclusivi (oltre a molti dialetti…). Per cui può capitare che l’esordio di un incontro fra sconosciuti (neri), possa essere bizzarro, in quanto, tipicamente, uno degli interlocutori esordisce in una lingua e, qualora l’altro non ne sia ben padrone, si passa immediatamente ad un’altra, attraverso rapidi e sapienti accenni rivelatori, viene infine trovata la soluzione più confacente per entrambi; pochi secondi, in concreto, ma realmente imperdibili!
I commerci internazionali
Il Sudafrica, per varie ragioni, rappresenta un referente politico e commerciale fondamentale, per l’intero continente africano, per l’emisfero australe e per l’ecosistema Commonwealth. Con un equilibrio di contrappesi tutt’altro che banale, il Paese mantiene buoni rapporti (dal termine dell’apartheid), con gran parte del mondo. Per l’Unione Europea, ad esempio, è il partner commerciale africano più importante, grazie anche a progressive liberalizzazioni degli scambi, e benché sia stato spodestato, da tempo, dal primato continentale del PIL (ora assomma “solo” il terzo dell’Africa), il Paese continua a rappresentare un polo economico, che vale oltre un terzo del PIL dell’intera Africa australe.
Il Paese poi, riesce a mantenere una sostanziale equidistanza, fra le superpotenze economiche, e gestisce perciò rapporti saldi con gli USA, come con la Cina. Già 15 anni fa, la Cina si era mossa in forze, costruendo, per conto del governo locale, interi quartieri, autostrade, ponti, infrastrutture di vario genere, spesso accettando accordi di “counter trade”, ovvero ricevendo in cambio delle prestazioni offerte, materie prime e non denaro. Evidentemente, detta condizione vantaggiosa, insieme ad altri benefici irresistibili per l’acquirente (rapidità d’azione, scarsa burocrazia, regole molto ridotte), hanno aperto la strada ad un rapporto molto robusto e articolato e, non a caso, tutt’ora la Cina è il primo partner del Sudafrica.
Sudafrica e Italia
Detto questo, c’era è continua ad esserci, una grande curiosità verso l’Italia, e beneficiamo di un’indubbia fascinazione “gratuita”, generata dai nostri prodotti. Sono molto richiesti gli arredi, ma anche il cibo, l’abbigliamento, gli accessori di moda, e alcune eccellenze lussuose e trasversali. Godono tuttavia di ottima reputazione, anche molti prodotti di tecnologia, di meccanica, del settore automotive, prodotti farmaceutici e dispositivi medicali, fertilizzanti, prodotti ceramici, cosmetici di alta qualità, attrezzature agricole, oltre a vari altri.
In termini meramente percentuali, l’Italia, come aggregato, non ha un peso particolarmente significativo, per le esportazioni verso il Sudafrica ma, come accennato, sono presenti alcune realtà di vasto e consolidato successo, e certi settori sono indubbiamente più prosperi di altri. L’Italia, mantiene anche un notevole appeal per quanto riguarda le arti, la cultura e lo sport (in modo particolare il calcio). Le stagioni, come noto, sono invertite, il fuso orario è identico, il che offre rilevanti vantaggi nelle comunicazioni. Johannesburg e Cape Town, sono raggiunte regolarmente da alcune compagnie aeree europee, dall’Italia il volo dura circa 10/12 ore.
Nonostante le buone premesse di cui sopra, il successo nel mercato sudafricano, è tutt’altro che semplice. Sia per ragioni di intricata interpretazione interculturale, come di avvicinamento ad un ambiente business con caratteristiche e paletti, molto diversi e lontani dalle nostre abitudini. E’ da segnalare che il Paese rappresenta un hub di riferimento per tutta l’Africa subequatoriale e, per certi aspetti, per l’intero continente, quindi riesporta una porzione non irrilevante dei beni importati dall’Italia, in quanto può vantare strutture logistiche, organizzazione imprenditoriale e know-how adeguati, e non altrettanto presenti in altri mercati della regione.
Verso l’Italia invece, il Sudafrica esporta principalmente risorse naturali, fra le quali materie prime di varia natura, minerali, molti metalli, pietre preziose, prodotti alimentari, pellami, prodotti energetici, lana, frutti e cereali, e persino numerosi sottoprodotti. Sono infine presenti anche particolari nicchie di eccellenza assoluta, in grado di attirare attenzione planetaria, quindi anche dell’Italia.
Conclusioni
Ho cominciato, un po’ in ordine sparso, a presentare un Paese che conosco bene e amo profondamente. Un Paese certamente complicato, ma che offre opportunità straordinarie per le imprese italiane; a condizione, evidentemente, che comprendano alcune criticità molto incidenti, e sappiano proporsi con prodotti, servizi e, soprattutto, un approccio consono al contesto economico e socio-culturale che incontrano.
Nonostante le oggettive difficoltà incontrate dal Sudafrica, negli ultimi anni, sia per motivi “endogeni” che “esogeni”, Goldman Sachs, la terza banca d’affari, più importante al mondo, ha scelto, di recente, di investire colossali capitali nel Paese, ritenendolo ancora un mercato emergente di enorme potenziale, e in questo momento sta difendendo la propria scelta, a colpi di studi e proiezioni scientifiche. Riprenderò, nel prossimo articolo, da dove ci interrompiamo oggi.
Saverio Pittureri
Easy Trade